• Gennaio 2023 •

Avevo sentito nominare Salvatore Brizzi già diverse volte, ma non avevo mai letto uno dei suoi libri, quindi decisi che era il momento di iniziare e scelsi Officina alkemica. Gli alchimisti, per la maggior parte delle persone, sono delle specie di maghi che in un imprecisato passato (solitamente associato al medioevo) riuscivano a trasformare il piombo in oro. Vengono quindi immediatamente catalogati come leggende o ciarlatani. Nel testo di Brizzi si scopre che l’alchimia avviene al nostro interno, e tale trasformazione genera percezioni diverse dell’esterno. In tale contesto la trasformazione da piombo in oro pone in essere anche una mutazione del suo significato.

Possiamo cominciare ad addentrarci in queste considerazioni leggendo la prima sottolineatura.

Noi possiamo essere felici qui-e-ora, senza alcuna motivazione esteriore. […] Questo però non può essere il risultato di un’imposizione mentale, bensì solo la conseguenza della naturale percezione della realtà.

Abbiamo una limitata capacità (perlomeno mentale e sensoriale) di percepire quello che ci circonda. A questa visione parziale introduciamo una personale interpretazione, che nasce da schemi mentali pregressi, instillati a loro volta da interpretazioni errate di percezioni parziali. Questa continua reiterazione ci porta a non comprendere nulla. Non possiamo decidere di essere felici, perché quello che crediamo sia la felicità nasce dalla nostra errata interpretazione. Essere felici diviene quindi la condizione naturale data dalla comprensione della realtà ultima. Di questo si parla ampiamente nel passo Un corso in miracoli, in cui il miracolo non è altro che un cambio di mentalità che ci porta alla corretta interpretazione della realtà. Infatti tipicamente

La mia mente sta dando un’interpretazione scontata e fasulla di quello che è realmente successo, ed è questa interpretazione a farla stare male, non ciò che è successo.

È ciò che crediamo, che dà significato (apparente) alle cose, quindi possiamo sfruttare questo meccanismo a nostro favore per attuare una transizione che passa ancora una volta da un’errata comprensione, ma n questo frangente atta a raggiungere una successiva corretta comprensione. Questa potrebbe infine portare all’assenza di comprensione, che non significa totale incomprensione quanto piuttosto la sostituzione della comprensione con l’esperienza pura, senza necessità di porsi ulteriori domande. Andando sul concreto, sto dicendo che possiamo instillare consciamente una nuova credenza che ci porta ad avere una visione differente della realtà, non importa se ancora errata, ma che rende più semplice l’avvicinamento alla realtà ultima. Nel libro si trova una citazione del filosofo Michel Foucault, che riassume in poche parole questo percorso:

Dall’uomo al vero uomo, la strada passa per l’uomo pazzo.

È questa pazzia, diagnosticata da noi stessi su noi stessi, che ci porta al suo superamento, per renderci infine conto che la vera pazzia era lo stato in cui ci trovavamo precedentemente. Questo percorso ti porterà a farti nuove domande, una delle quali potrebbe essere quella racchiusa nell’ultima sottolineatura:

Chi sono io, o meglio, chi se lo chiede? – Perché c’è l’esistenza invece che il nulla?

La mia risposta a queste domande deriva dalle molte altre che le anno precedute. Già passare dal concetto di “io” a quello di “chi si pone questa domanda” presuppone una sorta di passaggio di stato dall’io, legato al corpo e alla mente, alla coscienza. A sua volta, la coscienza è legata all’esistenza, nel senso di percezione attraverso i sensi, perché ciò che esiste potrebbe non essere reale. Quello che esiste, scompare, è impermanente, mentre quello che è reale permane. La coscienza è una parte-intero della Coscienza, nata dal Tutto Unico per fare esperienza di Sé. Ed è qui che si giunge al nulla che, come spiego nel passo Il libro dei segreti, è fortemente legato al Tutto senza esserne il contrario. Il nulla e il Tutto si possono confondere, fino a che la volontà di conoscersi porta la Coscienza a fare esperienza di Sé, di cui noi siamo una parte-intero che attraverso la propria coscienza esperisce il mondo duale.

Sono un vero uomo o sono un uomo pazzo? Non lo so. L’unica cosa che so, è di essere sulla strada da percorrere.

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