• Novembre 2020 •

Quando un libro mi appassiona, tendo poi ad approfondire anche gli altri libri dello stesso autore. Dopo aver letto La realtà ultima di Paolo Marrone, sono passato subito al suo Tu sei origine. Nel passo precedente avevo introdotto il concetto di osservatore, e la prima sottolineatura di questo libro ritorna subito sul tema, affermando che

Non puoi vedere l’Osservatore, puoi solamente diventarlo. La ricerca del tuo Vero Sé finisce laddove capisci che non potrai mai trovarlo.

In queste brevi affermazioni è racchiuso un grande significato. Nel precedente passo, abbiamo chiarito che l’osservatore non può essere fatto di materia, e siamo giunti alla conclusione che l’osservatore è la Coscienza, che è unica, e non va confusa con impersonificazioni che ci portano alla falsa idea della “mia” o della “tua” coscienza. Ecco quindi che essere la Coscienza è la fine della ricerca del sé, riscoprendo il Vero Sé. È la Coscienza che crea il mondo duale attraverso il quale crediamo di fare esperienza diretta, quando invece è indirettamente che riscopriamo il Tutto. In altre parole più semplici

Siamo i creatori che si sono persi all’interno della propria creazione, credendola reale.

Lo facciamo continuamente e non ce ne rendiamo conto. Creiamo la nostra esistenza, e spesso non ne siamo soddisfatti per due principali motivi: non sappiamo cosa vogliamo e diamo attenzione (energia) a pensieri che non sono nemmeno nati da noi, ma sono il riverbero di situazioni passate. I due motivi sono collegati, perché spesso dare ascolto ai nostri pensieri (o meglio ai pensieri, senza “nostri”) ci porta a desiderare qualcosa di secondario, rispetto al desiderio primario che non riusciamo a definire. Vogliamo soldi per realizzare cose, ma quando li abbiamo non ci fanno ottenere quello che speravamo. Vogliamo tempo per dedicarci alle nostre passioni, ma quando lo otteniamo le passioni non sembrano più tali. Vogliamo essere un’altra persona, ma quando lo diventiamo scopriamo che non era quella la persona che volevamo essere. Tutto questo deriva dal fatto che siamo addormentati, ma non ce ne rendiamo conto.

Essere davvero svegli vuol dire avere un controllo totale sui propri pensieri, al fine di scegliere quali pensieri pensare, per poter creare il futuro desiderato.

Non credi che i tuoi pensieri influenzino la realtà? Non pensare subito al lato materiale, anche se potrai arrivare facilmente a quello dopo essere partito da te. Proviamo a chiarire questo concetto con degli esempi. Sei abituato a pensare che gli altri ti giudichino? Prima di tutto smetti di giudicare gli altri, e ogni volta che il pensiero che qualcuno ti stia giudicando passa per la tua mente, lascialo andare senza dargli attenzione (combatterlo non farebbe che sottolinearlo). Scoprirai che in breve tempo non ti sentirai più giudicato. Pensi che tutti siano arrabbiati con te? (Stavo per scrivere di non arrabbiarti con gli altri, ma questo è un po’ più difficile, almeno per me, quindi proseguo in altro modo). Un po’ alla volta, quando questo pensiero sorge in te nel vedere il comportamento degli altri, lascialo andare. Non passerà molto prima che tu ti accorga che non c’è nessuno arrabbiato con te. Ti senti infelice? Sii grato. Comincia ad apprezzare le piccole cose belle che hai, guardando allontanarsi dalla tua mente i pensieri di ciò che ti manca. Questo significa scegliere i pensieri a cui dare attenzione. Questo è il libero arbitrio.

Tale atteggiamento ti farà rendere conto che influenzi la tua realtà (percepita) e, dopo questa prima presa di coscienza, ti sarà più semplice accorgerti di un fatto.

Proiettiamo continuamente noi stessi per poterci osservare, e di conseguenza poter evolvere risolvendo i blocchi e le false credenze che esistono al nostro interno.

Siamo una parte-intero del Tutto e, nella stessa maniera, l’unico modo che abbiamo per conoscerci è “ripiegarci” su noi stessi per poterci osservare. Questo si traduce nelle nostre proiezioni, che finché considereremo separate da noi non potranno insegnarci nulla, perché tutto ciò che rifiutiamo (perché non comprendiamo) lo addossiamo agli altri. Esasperando questo concetto

Nessuno ti ama più del tuo nemico, perché accetta di farsi odiare da te, pur di aiutarti a crescere.

Prima di tutto è necessaria una presa di responsabilità riguardo al fatto che finché non avremo consapevolezza che tutto dipende da noi, lasceremo il potere di gestire la nostra vita a qualcosa al di fuori di noi stessi. Siamo noi che governiamo la nostra esistenza, e per rendercene conto dobbiamo farne esperienza, attraverso ciò che apparentemente non è noi, per giungere infine a una consapevolezza di Uno che passa attraverso le interazioni delle parti-intero. Questo percorso è riassunto dall’autore nella prossima sottolineatura.

Un tempo l’uomo era un essere cosciente della sua divinità e della sua unità con Dio. Ma la nostra anima sapeva questo solo a livello di coscienza, non di esperienza. Per questo motivo è stato necessario ‘dimenticare’ la nostra vera natura e scendere nel mondo del bene e del male (nella Bibbia questo è rappresentato dall’atto di mangiare la mela e dalla conseguente cacciata dall’Eden). Perché abbiamo dovuto far questo? Perché finché una cosa non la si sperimenta, è impossibile conoscerla veramente.

Nel vedere che la prossima sottolineatura è quella che chiude questo mio passo, la rileggo per riscoprire dove mi riporterà il suo contenuto, e noto che si allontana dal filo del discorso seguito finora, riportandomi a una scoperta fatta diversi anni prima, riflettendo su di una frase detta dalla mia maestra di Tai Chi. Questa frase faceva riferimento al senso di colpa indotto dal cristianesimo e, pensando a questo, ripercorsi la mia vita, quella dei miei genitori, e ancor prima dei loro, e così via fino a perdersi nei millenni precedenti. Per associazione, il primo concetto che emerse dalla mia mente legato al senso di colpa fu quello del peccato, di cui tratto nel mio passo Un nuovo mondo. Pensai che se avessi eliminato il senso di colpa dal mio essere, il mio modo di vedere le cose sarebbe cambiato, e così effettivamente è stato. Dopo questa piccola premessa, posso quindi farti scoprire l’ultima sottolineatura:

ogni volta ci sentiamo in colpa per qualcosa, ci aspettiamo anche di venire puniti.

Non esistono colpe, ma solo nuove occasioni di esperienza. Cadendo la colpa, viene meno anche ogni punizione, che ci autoinfliggiamo, considerando quanto detto sul fatto che tutto dipende da noi. Un altro strato se ne va, uno di quelli che abbiamo aggiunto nella nostra vita, e che è giunto il momento di togliere.

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