• Settembre 2021 •

In un gruppo di discussione su di un social, stavo leggendo dei commenti che riportavano dei libri che avevano in qualche modo cambiato il modo di pensare delle persone che li consigliavano. Ce n’erano diversi, ma quello che sto per presentarti era citato più volte e quindi, lasciandomi sempre trasportare dalla Serendipità, decisi di leggerlo. Sto parlando di Universi paralleli del Sé di Frederick E. Dodson. Il titolo già racchiude due concetti interessanti, gli universi paralleli e il Sé (quello con la s maiuscola), e considerando il numero di sottolineature che ritrovo nell’accingermi a scrivere questo passo, penso proprio che l’autore mi avesse fornito molti spunti interessanti. Il primo di questi è che

Niente di quello che accade è indipendente da quello che credete.

Ho già scritto diverse volte di come le nostre credenze modifichino ciò che percepiamo, e nel passo precedente Un corso in miracoli è anche descritto il processo che ci porta a non realizzare un desiderio a causa dell’errata comprensione di come quel desiderio si può soddisfare, perché non permettiamo a noi stessi di essere guidati da qualcosa fuori dal nostro controllo.

Permettere vuol dire essere così recettivi da non tentare di creare la realtà da soli, ma lasciare che la straordinaria intelligenza dell’infinito trovi il modo di corrispondere alla vostra vibrazione, consentendo alla realtà che avete desiderato di entrare con fluidità nella vostra vita.

Siccome a noi per primi non sono chiare le cose, ma non lo ammettiamo, quando abbiamo un desiderio, insieme a lui serbiamo anche la presunzione di sapere esattamente come soddisfarlo. Tutto ciò che avverrà al di fuori del nostro disegno, ci sembrerà qualcosa che lo contrasti. Questo accade perché non comprendiamo il quadro più ampio in cui ci muoviamo, e il “lasciare andare” le cose, attraverso l’accettazione, ci sembra una perdita di controllo. Il controllo continuo però ci autolimita.

Non siete qui per sistemare le cose o per convincere gli altri delle vostre scelte, siete qui per dare espressione al vostro percorso.

Come puoi esprimere te stesso se la maggior parte del tempo lo investi nell’allontanare emozioni negative rincorrendo quelle positive? L’arma più potente che avete è la vostra attenzione. Se date attenzione a qualcosa, ne accrescerete l’energia e il potere di influenzarvi, quindi

Smettete di reagire e interagire con quello che non desiderate più.

Ciò a cui avete dato attenzione per lungo tempo, si cristallizza, e diviene qualcosa di molto forte da scardinare: una credenza. Alle volte non ci rendiamo nemmeno conto di quali siano le nostre credenze, perché le confondiamo con le nostre certezze su cui poggiamo la nostra personalità, ma l’autore ci dà un suggerimento.

Dalle cose che succedono nella vostra vita potete dedurre quali siano le vostre vere credenze.

Se ci accorgiamo delle nostre credenze, e non sono in linea con la persona che vorremmo essere, possiamo cambiarle. Avremo nuove credenze, che non sono il punto di arrivo dove vogliamo arrivare (nessuna credenza), ma perlomeno ci avvicineremo alla meta per approssimazioni successive. L’autore prosegue con un’altra indicazione su come attuare questo processo, in una maniera che deve diventare naturale.

Dovete essere il cambiamento che volete vedere nella realtà.

Questa affermazione pone l’attenzione sull’essere, perché giustamente è quello che genera un “contorno” che lo definisce. Non è quello che abbiamo all’esterno che delimita i nostri confini, ma è la nostra essenza che genera un ambiente che la supporta, quindi

Non desiderate avere di più, ma essere di più.

I confini che ho citato sono il risultato dell’attenzione (che diventa credenza attraverso la ripetizione) sotto forma di contrasto a qualcosa che vogliamo evitare. Anche in questo caso l’autore fa un’affermazione corretta, ma che credo necessiti di qualche spiegazione in più per essere compresa a fondo.

Se non vi opponete a niente, niente si opporrà a voi.

Si tratta di accettazione, non di rassegnazione. Accettazione di tutto ciò che accade, perché non abbiamo tutti gli elementi per comprenderlo fino in fondo, e non rassegnazione data da un nostro errato giudizio sul fatto che non possiamo cambiare le cose. Sono due punti di vista molto diversi, che ci portano in luoghi dell’essere distanti fra loro. Inoltre accettazione non significa attesa passiva, ma certezza che quello che accade (anzi, che facciamo accadere) ci porterà sicuramente dove vogliamo, poiché

Uno specchio non vi sorriderà se non sorridete voi per primi.

Un altro aspetto dell’accettazione è legato alla gratitudine, di cui parlo nel passo Volete essere felici? Siate grati. Essere grati di ciò che abbiamo (materiale e immateriale) rende naturale l’accettazione, declinata come ho descritto. La gratitudine ci pone poi in quell’assetto mentale che ci fa notare ciò che è già nostro, facendoci rendere conto che è ciò che desideriamo, e che possiamo continuare a ricevere senza il timore della mancanza. Se sei riuscito a seguirmi nel ragionamento, sarà più chiara la prossima sottolineatura:

Desiderate ciò che già avete e potrete avere ciò che desiderate.

Senza la premessa precedente, questa affermazione sarebbe sembrata una presa in giro, e invece è proprio come avvengono le cose, solo che questo accade in maniera controintuitiva. Per renderlo evidente è necessario essere presenti, anziché distratti perennemente dall’esterno, anche perché

Quando non riuscite a dare attenzione a voi stessi, iniziate a pretendere attenzione dagli altri, diventandone dipendenti.

Si entra così in una catena di eventi che porta le persone a dimenticarsi di chi sono, arrivando ad avere un vago e deforme riflesso della loro figura attraverso la definizione che gli altri danno di loro, che diventano quindi indispensabili per sentirsi qualcuno. In questa spirale si perde la capacità di ritrovare il proprio vero Sé, che è indipendente dall’esterno. Proseguendo su questa linea di pensiero, l’autore evidenzia che

Potete influenzare il mondo solo se non ne siete dipendenti.

Non si tratta quindi di essere dipendenti solo dalle persone, ma anche dalle “cose” che ci circondano o, se volessi generalizzare del tutto il concetto, dall’idea che ci siamo fatti del mondo, che non rappresenta la realtà assoluta. Questa percezione deriva dalle nostre esperienze e convinzioni. Ho scritto di credenze e di accettazione, e questi due aspetti si fondono nella prossima sottolineatura.

Ciò a cui si resiste, persiste.

La resistenza nasce da un’errata percezione, che ci porta a dare troppa attenzione alla causa del resistere. L’accettazione, che come ho scritto prima non dev’essere rassegnazione legata al giudizio (tipicamente verso noi stessi in questo caso), dissolve la causa, portando immediatamente via con essa lo sforzo della resistenza. Ho appena citato il giudizio verso nei stessi che a volte ci rassegniamo a non poter gestire una situazione, ma il giudizio verso gli altri avviene molto più spesso. Questo comunque ci riporta a noi stessi, perché altro non è che il giudizio verso le parti di noi che non accettiamo e proiettiamo al di fuori di noi. La bella notizia è che

I giudizi sono cose che si imparano, quindi possiamo anche cambiarli.

Nel corso della mia vita ho cambiato molte volte le mie convinzioni e inizialmente, ad ogni cambio, ero convinto che fossero assolute, corrette, immodificabili. Poi mi sono accorto che ogni volta che cambiavano, ciò accadeva perché cambiavo io. Ora sono (quasi) arrivato a non avere convinzioni, e questo si traduce nel non dare (quasi) mai giudizi. Ci sono arrivato (o meglio, riprendendo i “quasi” delle parentesi di prima, ci sto arrivando) pian piano, e questo ha due effetti rilevabili: non giudicando non mi sento più giudicato e inoltre mi sento molto di più vicino alle altre persone e, per estensione, a tutto ciò che c’è.

L’ultima sottolineatura riporta quasi un’abbraccio sotto forma di un punto di vista che non consideriamo mai:

La vita è una lettera che il vostro sé superiore vi invia.

Questa lettera non è inviata all’ego con cui ci identifichiamo, ma alla nostra coscienza. È una lettera con tutte le esperienze che possiamo fare per ricordarci del nostro vero Sé, ma ciò che c’è scritto lo decidiamo noi. Mentre la leggiamo possiamo anche non capirla, ma racchiude comunque il senso che ci permette di tornare al Tutto Unico, il mittente della lettera.

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